Il digital divide in Italia limita le opportunità offerte dalle tecnologie sviluppate negli ultimi 25 anni. Che si tratti dell’accesso alla banda ultra-larga o dello sviluppo di nuove abilità informatiche, è un problema anche italiano.
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Cos’è il digital divide?
Il termine, ancora oggi, indica la diseguaglianza di accesso alle information and communication technologies (ICT). Si tratta di un fenomeno complesso: in Italia, secondo i dati ISTAT, aggiornati al 2023, l’85,3% delle famiglie ha accesso a Internet, ma con delle differenze.
Tra gli over 65, solo il 51,1% ha una connessione ad Internet, mentre tra i giovani (età 15-25 anni) la percentuale sale al 97,6% (cosiddetto “gap generazionale”); vi è poi un più alto grado di alfabetizzazione digitale nelle città, mentre nelle aree rurali è medio-basso.
Storia
L’idea di una nuova forma di diseguaglianza si diffonde negli anni ‘90, quando nel maggio del ‘96 l’allora vicepresidente degli Stati Uniti d’America Al Gore usa per la prima volta il termine “digital divide” per indicare il gap fra gli information haves e gli have-nots.
Col tempo si sono affermate 2 teorie:
- la prima prevede l’eliminazione del divario e quindi il livellamento delle competenze informatiche;
- la seconda l’incremento delle disuguaglianze digitali.
Cause
Le cause del digital divide nella Penisola italiana sono suddivisibili in 3 macro-categorie:
1. Socioeconomiche
Il possesso di dispositivi high-tech è appannaggio di pochi, se non addirittura un lusso per alcuni. Se poi ci rivolgiamo a coloro che appartengono alle fasce più deboli della popolazione, il costo medio di tablet, PC e smartphone risulta proibitivo.
2. Geografiche
Ampie porzioni di territorio, in particolare le aree rurali e pedemontane, non hanno, ancora oggi, un’adeguata copertura Internet. E questo nonostante il piano nazionale per l’ammodernamento delle infrastrutture e la diffusione della banda larga e ultra-larga.
3. Generazionali
Molti italiani, specie gli anziani con un basso livello d’istruzione, non hanno mai ricevuto formazione all’uso delle ICT. Ciò impedisce loro di cogliere appieno le opportunità della nostra epoca, dagli e-commerce al digital marketing, dalle web app alla telemedicina.
Conseguenze
Il digital divide non è solo un problema tecnologico, ma ha forti ripercussioni socioeconomiche:
- esclusione sociale: chi non ha accesso alle ICT rischia di venire escluso da servizi essenziali, come la PA online e il mercato del lavoro agile;
- disoccupazione: sempre più aziende richiedono, quale requisito minimo, il possesso di digital skill di base. Senza queste si fatica a trovare lavoro;
- difficoltà educative: la formazione a distanza (FAD) evidenzia il divario tra studenti con accesso alle tecnologie e studenti che non ce l’hanno.
Soluzioni
Il digital divide influisce negativamente su educazione, occupazione, inclusione sociale e dinamiche interculturali. Ad esempio – come accennato – gli studenti senza accesso ad Internet hanno grandi difficoltà ad avviare un dialogo interculturale, mentre i lavoratori rischiano la disoccupazione.
In proposito l’Europa ha lanciato il programma “Digital Skills for All”, che prevede corsi online gratuiti e l’ottenimento della certificazione ECDL (European Computer Driving License) oggi ICDL (International Certification of Digital Literacy).
Approccio multifase
Per migliorare il divario, occorre un approccio suddiviso in 3 fasi:
1. Ampliare la rete fibra e, dunque, gli Internet access point
Una buona estensione della rete fibra, specialmente nelle aree extra-urbane, sarà alla base dei futuri access point ad Internet.
2. Garantire l’alfabetizzazione digitale di base
La digital literacy va inclusa, fin dalla tenera età, nei programmi scolastici; inoltre, certificazioni come appunto l’ECDL andrebbero rese obbligatorie.
3. Promuovere partnership pubblico-privato
La pubblica amministrazione (PA) dovrebbe, più frequentemente, collaborare con aziende private del settore IT per acquisire il know-how che le serve e accedere a modus operandi innovativi.

Corsi online: ecco come colmare il divario digitale
I corsi online, erogabili tramite piattaforme e-learning (ad esempio e-Logos della VITECO) rappresentano, senz’altro, una grande opportunità per coloro che desiderano acquisire competenze digitali. Ecco alcuni esempi di corsi online:
- Google Digital Training: corsi gratuiti, by Google, su alfabetizzazione digitale, marketing digitale e G Suite;
- Coursera e Udemy: offrono corsi di base su informatica e tecnologia a prezzi tutto sommato accessibili;
- certificazioni ECDL-ICDL: sono dei titoli riconosciuti spendibili per la propria carriera.
Chi è escluso dal digitale?
Le categorie più escluse dal digitale sono:
- gli anziani;
- le donne inoccupate;
- i migranti;
- i diversamente abili;
- i detenuti;
- le persone con un basso grado d’istruzione.
Il ruolo di JO Education: progetti formativi ed eventi per ridurre il digital divide in Italia
La ONG JO Education è in prima linea nella promozione dell’alfabetizzazione digitale. Per mezzo di progetti educativi, collaborazioni con enti di formazione ed eventi (resta aggiornato/a seguendo la nostra pagina LinkedIn) lavoriamo per ridurre il digital divide in Italia e garantire, così, un accesso equo e democratico alle opportunità della nostra epoca.